La silenziosa invasione del mollusco zebra

Nelle acque del Lario vivono anche alcune specie di molluschi bivalvi. Le specie presenti da più tempo, descritte anche in testi dell’ottocento, appartengono alla famiglia delle unionidae. Si tratta di molluschi che vivono sotto la sabbia esponendo un lato dal quale pompano acqua attraverso un’apertura, ottenendo ossigeno e nutrimento.

Ho ritrovato qualche volta le conchiglie di questi molluschi, che misurano circa cinque centimetri e sono di color marrone scuro, madreperlate all’interno sul litorale di Antesitum, di fronte a viale Italia, lo stesso luogo in cui quando avevo otto anni ho avuto un incontro con un gambero d’acqua dolce. E’ stata l’unica occasione in cui mi è capitato di vedere questo animale in quest’area, e lo ricordo come un incontro importante.

Un mollusco zebra fotografato a Malgrate sul litorale di Viale Italia

Da circa una quindicina di anni ho iniziato a notare sui fondali sassosi una nuova specie di bivalve. Si tratta di Dreissena Polymorpha, comunemente detto mollusco zebra, che è arrivato fino a noi dalle acque del Mar Caspio. Questo mare ha una salinità molto bassa, circa 1,2 gr/L contro gli 8 gr/L del Mediterraneo, e molti degli organismi che vivono nelle sue acque sono in grado di adattarsi alla vita in acqua dolce.

Il mollusco zebra, che da adulto raggiunge la dimensione di circa 3 cm, si ancora alle rocce attraverso un filamento setoso formando colonie numerosissime. Si tratta di una specie estremamente prolifica. La femmina, che vive da quattro a cinque anni, è in grado di produrre da trentamila a un milione di uova l’anno. Questa prolificità la pone tra gli organismi potenzialmente invasivi, e questa invasività è piuttosto evidente se si prova a dare un’occhiata ai fondali prossimi alla riva.

Dreissena ha una funzione di filtratore. Rimuove la particelle dall’acqua aumentandone la limpidezza e diminuendone l’eventuale inquinamento, ma non è certo una specie della quale promuovere la diffusione, in quanto si sa diffondere benissimo da sola, e la sua presenza in massa può a volte creare problemi alle strutture costruite dall’uomo, ad esempio alle palificazioni in legno.

Il suo predatore? Proprio il gambero di acqua dolce che ho visto da piccolo. Peccato ne abbia incontrato solo uno.